1 feb 2011

Intervista a un giovane egiziano che attualmente vive in Europa


Intervista a un giovane egiziano che attualmente vive in Europa. “Mi arrivò su facebook un invito per una una manifestazione al Cairo il 25 gennaio. Non pensai fosse qualcosa d’importante, non lo pensò nessuno, e invece…”

31/01/2010

Prima di tutto grazie per aver accettato.

Sono molto contento che mi dai l’opportunità di parlare, grazie a te.

Mi hai chiesto di rimanere anonimo, va benissimo. Puoi dirmi quanti anni hai?

Ho 30 anni

Hai 30 anni e studi in Germania da alcuni mesi mi dicevi.

Si, dopo la laurea in ingegneria ho deciso di fare un master qui in Germania.

Quando sei tornato l’ultima volta in Egitto?

Sono tornato questo Natale. Mi sono fermato poco più di un mese.

E hai avuto sentore di ciò che stava per succedere?

La rabbia e il malcontento sono iniziati dopo le elezioni presidenziali del 2005, ma nessuno pensava che saremmo arrivati a questo punto. Giusto prima che tornassi in Germania ho sentito della fuga di Bin Ali in Tunisia. E il giorno dopo mi è arrivato su facebook un invito per una manifestazione al Cairo il 25 gennaio. Io non ci sono potuto andare perche già ero rientrato. E’ stato un mio amico a mandarmelo. Ma io non pensavo che fosse niente di importante, nessuno lo pensava, giusto un’altra manifestazioni. Sono cose che succedono spesso. Nessuno gli da importanza.

Raccontami come la tua famiglia in Egitto sta vivendo questi giorni.

La mia famiglia è chiusa in casa da martedì 25 gennaio. Stanno vivendo con le scorte di cibo che comprarono quando è cominciata la rivolta. Io gli ho detto che forse ci saranno altre grandi manifestazioni così sabato sera hanno comprato altre scorte. La forza di polizia sono sparite. Abbiamo sentito che hanno liberato dei prigionieri e chiesto loro di fare un grande caos dappertutto. Incendiare, rubare e anche uccidere. Ho chiamato mia madre sabato sera e stava piangendo come una bambina. Lei e mio padre vivono da soli e sono troppo vecchi per proteggersi. Fortunatamente la gente del quartiere ha formato dei gruppi di protezione. Uomini e ragazzi sono scesi per strada con coltelli, bastoni e qualsiasi cosa potessero trovare per proteggere se stessi e le loro famiglie. Adesso le cose sono migliorate un poco perché sono riusciti a fermare queste bande che attaccavano il nostro quartiere.

E’ difficile rimenare in contatto con la tua famiglia?

Non c’è più internet, e i cellulari non funzionano da due giorni, ma posso contattare la mia famiglia a un telefono fisso.

Quale è la tua opinione su quello che sta succedendo? I giornali dicono che in questa rivolta partecipano tutti, persone di tutti i ceti sociali. È vero?

Si, è assolutamente vero. Io posso essere considerato di classe medio-alta in Egitto. Ho una casa, una stanza per ogni membro della famiglia, abbiamo l’aria condizionata, abbiamo auto private, e possiamo permetterci tutto il cibo che vogliamo; questo è considerato molto buono per gli standard egiziani. Il 50% degli egiziani vive sotto la soglia di povertà. La rivolta include gente di tutte le classi, di tutte le religioni e di tutte le ideologie. Non ha alcuna importanza se sei ricco o povero. C’è solo tanta paura di esprimere le nostre opinioni. Abbiamo vissuto per 30 anni sotto un regime crudele, degradante e pieno di corruzione. Ho visto personalmente arrestare persone senza alcuna ragione se non quella di essere religiosa o perche semplicemente si opponevano al governo.

Secondo te, questa rivolta è spontanea o c’è qualcuno dietro che la dirige?

E’ totalmente spontanea! È incominciata come un’avventura e improvvisamente sembra portare alla fine del regime.

In Europa l’Egitto era percepito come un paese relativamente tranquillo, relativamente democratico e lontano dagli estremismi religiosi che caratterizzano quell’area geografica.

Mubarak è un laico, ma un laico dittatoriale. Voglio dire che alcol e sesso non sono vietati se hai 18 anni. Ma secondo le leggi d’emergenza applicate dal 1981 i poliziotti hanno il pieno diritto di arrestare chiunque senza una ragione, e puoi rimanere in prigione per settimane o mesi, e a volte anni.

Prima di farti queste domande abbiamo chiacchierato un po’ e tra le altre cose mi hai detto che sei gay. Come è essere gay in Egitto?

Non abbiamo mai avuto locali gay, ma abbiamo di fatto luoghi o posti d’incontro: alcuni pub e caffè, e alcune zone di cruising. Internet rimane comunque il principale canale per incontrare altre persone.

Questo succede anche in Europa, sai?

Già, ma ogni volta che vado a un incontro e sono in Egitto, so che c’è un alto rischio che possa essere un agente di polizia. Tutti sappiamo che molti gay sono stati arrestati così. Anche se l’omosessualità non è ufficialmente un reato, i poliziotti possono incriminarti per produzione di materiale pornografico o per vilipendio alla religione.

Sei religioso?

Si, mi considero un mussulmano moderato.

Che cosa è per te essere un mussulmano moderato?

La definizione è molto relativa, cambia da persona a persona. Per me un musulmano moderato è un musulmano che ha una buona tolleranza per chi è differente da lui. Io prego cinque volte al giorno, e rispetto il digiuno nel mese sacro del Ramadan, ma sto vivendo in Europa e avere amici provenienti da culture diverse mi piace. Penso che non bisognerebbe mai amare o odiare qualcuno a causa della sua religione o etnia. Mantenere i propri doveri religiosi non ha nulla a che fare con il fondamentalismo. Un fondamentalista non sarebbe d’accordo con me.

Come coniughi la tua religione con l’essere gay?

Io sono musulmano, ma so anche che sono gay; non devo perdere per questo il mio credo. Io credo in Dio, la religione per me vuol dire essere un cittadino dignitoso. Dovunque io sia, devo contribuire a costruire la società in cui vivo, e rispettare gli altri, non importa quanto diversi siano.

Un’ultima domanda: hai paura che questa ribellione possa concludersi con l’avvento di un regime fondamentalista, come in altri paesi del Medio Oriente?

Come ho detto vogliamo la democrazia. Se un regime fondamentalista arrivasse al potere sarebbe un grande fallimento, ma se un partito religioso arrivasse al potere con elezioni libere allora questa sarebbe la scelta degli egiziani. Dubito però che possa accadere. Gli egiziani non sono fondamentalisti per natura, ci sono molti cristiani, laici e musulmani moderati come me, quindi non credo che l'Egitto voglia essere un altro Iran. Gli egiziani ora sono alla ricerca di riforma politiche ed economiche, la rivolta non ha nulla a che fare con la religione.


Pubblicato su: Mariomieli.org
Citato da queerblog.it

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