17 feb 2010

A Madrid piove, finalmente piove



A Madrid piove, finalmente piove. Dopo un anno e più che sto qui, finalmente vedo dei giorni di pioggia. Pioggia, dio, non esageriamo, niente a che vedere con i grassi acquazzoni romani, con i temporaloni d’agosto, quando viene giù il mondo. Quei tuononi che sembrano fotografare la facciata di un palazzo di Michelangelo, con l’acqua tanto ricca e gonfia da sembrare un vescovo, che quasi non ci puoi mettere un dito per la ciccia di ogni goccia. Con quelle pozzangherone che quasi ci vedi giocare ancora Pasolini a pallone con i bulli del Quadraro. Però a Madrid piove, si oggi piove, piove proprio, da bagnare i vetri e sporcarli, da sentire la pioggia dietro la finestra, da vedere l’acqua formare fiumiciattoli por las calles de Malasaña, e le macchine passare con i loro chaf chaf. Piove da dire: brrrr oggi piove sto in casa. Piove proprio, piove da tre giorni. Piove così tanto che perfino i fratelli Alcàzar hanno mandato a fanculo la Gran Via e se ne sono andati. Piove.
Non è che la cosa è male accolta, perché a Madrid non piove molto e c’è il senso dell’acqua, e sembra quasi sentirlo il Canale di Isabella Secunda mettere da parte per l’estate. Pero, come dire si è un po’ tutti presi alla sprovvista, perché questa è una città dove si vive per strada. Dove la mattina il caffè si prende giù al bar, dove il libro si legge giù al pub. Così è che questa sera c’è quasi un aria di imbarazzo, la gente che incontro per strada mi sembra per la prima volta, questa notte, qualcuno che sta andando da qualche parte, mentre a Madrid (ed è questa la sua magia), quando la gente sta per strada non sta andando, sta già! Ed è forse per questo che Madrid, nonostante sia piena di gente non appare mai frenetica e le persone non appaiono lontane.
E non è come il freddo: Madrid è organizzata al freddo. Quando fa freddo tutti sanno cosa fare. Le vecchiette si mettono un cappottino un po’ più pesante, ma sempre scarpettine con tacones, e per niente scoraggiate le vedi comunque chiacchierare e prendere la loro cervecita al Caffè Comercial. E se appena c’è un po’ di sole, trovi sempre un bar coraggioso che apre la terrazza sulla piazza e un ragazzo, seduto con il computer acceso, che scrive. In calle del Pelayo comunque distribuiscono flyers per una festa. E gli studenti li riconosci perché portano cinque felpe una sopra l’altra e i guanti di lana comprati non al Rastro, che è più turistico, ma al mercato di Plaza de Castilla che ha più roba e costa meno. E i pub li aspettano caldissimi e pieni di musica. E nel momento in cui il buttafuori gli apre la porta esce fuori un onda di rumori e si intravede gente che si tocca e un attimo dopo sei di nuovo per strada, di notte, ovvero sia, in pieno movimento. No, la pioggia è algo di innaturale per Madrid. E’ umida, è femminea, e Madrid in spagnolo si coniuga al maschile. Venga chavalito, vamos a tomar algo! Y ya està.
Pero questa notte piove e posso constatare che comunque i palazzi a Madrid ce le hanno le grondaie che sgocciolano acqua sui marciapiedi, e i cornicioni sotto cui ripararsi e i tombini . Un cinese all’angolo di un incrocio si è comunque messo con la sua cassettina a vendere birra e nello zaino che porta sulle spalle, già lo so, ha panini e cartine. Pare non si renda conto che questa notte plaza Ildefonzo è vuota, non c’è nessuno seduto a terra che fa un botellon. E il solito valzer tra ragazzi e polizia, con la polizia che arriva li caccia e poi fa finta di andarsene e ritorna, oggi non ci sarà. Due ragazze, sotto un grande ombrello corrono verso calle Fuencarral. Qualcuno ha messo alla statua della ragazzina pittrice una felpa nei giorni scorsi (perché faceva un gran freddo) e ora è fradicia. Dentro Cucina Italiana Para Llevar c’è solo un orsone con la barba mojada che morde un arancino e mi osserva. Ha un giaccone di cuoio slacciato, un cappello di lana e grandi scarponi neri. Nell’altra mano, non quella dove tiene l’arancino, stringe un ombrello, e la cosa cozza un po’ con il suo look. Non ha un look adeguato per un giorno di pioggia... nessuno qui a Madrid ce l'ha. Sono sicuro che si domanda cosa cavolo ci faccio in giro per strada e senza ombrello. Pare che in questo momento solo io e la statua della ragazzina pittrice siamo senza ombrello. E mi viene quasi voglia di dirglielo: e no ciccio, io non ho mai posseduto un ombrello e figurati se me lo compro ora (che poi un amico un giorno me lo aveva anche comprato), qui, dove serve ogni morte di papa. E me ne scendo giù, verso calle del Pez, bagnato, con le mani nelle tasche del giaccone e l’orsone non può sapere che non sono più capace di sfilarmi la mano dalla tasca destra senza aiutarmi con la mano sinistra. Nelle cuffie Ana Belen canta: “Líame a la pata de la cama, no te quedes con las ganas de saber cuanto amor nos cabe de una sola vez” e a Madrid, questa notte, piove.

Antonino Pingue © 2010 Todos los derechos reservados.

2 comentarios:

  1. ME ENCANTARIA SABER QUE DICE JAJAJA ENROLLATE Y TRADUCELO A CASTELLANO MANCHEGO.
    ABRAZOS

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  2. Estupenda imagen de Madrid con lluvia......!!!!!
    Madrid es maravillosa siempre, con lluvia o sin lluvia. Pero MADRID con sol es ......bueno, no tengo palabras! Arturo

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